Dal laboratorio di improvvisazione, una bussola per orientarsi nel mondo dell’ARMONIA

Ed ecco il terzo assaggio del “Laboratorio di improvvisazione contemporanea – Le abilità necessarie per improvvisare in una band”. Ti ricordo i 5 elementi fondamentali per l’improvvisazione, di pari importanza ma elencati dal più basico, istintivo, urgente al più ricercato, raffinato, e intellettuale:

  1. Ritmo
  2. Melodia
  3. Funzioni armoniche
  4. Voicing per accompagnamento e solista
  5. Forma, texture, orchestrazione

Qui parliamo dunque di armonia!

Essendo questo post dedicato al 3° incontro del laboratorio, ci concentriamo sul 3° punto del lavoro, ovvero un’introduzione alle funzioni armoniche.

Va detto che la maggior parte del lavoro è dedicata alla pratica ed è dunque difficilmente riproducibile nel post. Tuttavia c’è una parte teorica iniziale che ha un’importanza fondamentale perché ti permette di inquadrare nella maniera più estesa possibile tutte le strutture armoniche su cui si improvvisa… o si compone. Ed è di questo che parliamo qui.

L’obiettivo di questo post è infatti quello di portare luce con “criterio e logica” in una zona tipicamente oscura dell’improvvisazione, dandoti uno schema molto chiaro sui 3 tipi fondamentali di armonia in ambito prevalentemente rock, jazz e pop, ma allargabile con gli opportuni adattamenti anche a sonorità etniche come musica indiana, araba, ecc.

A un primo approccio l’articolo ti potrà sembrare molto teorico o astruso. Però… resisti!!! Alla fine della lettura ti prometto che sarai diventato padrone di alcuni concetti che ti aiuteranno a semplificare molto la musica che suoni e a trovare più velocemente soluzioni efficaci per quando improvvisi!

Hai mai sentito parlare di “armonia modale” e “armonia tonale”?

Sicuramente sì. Ma sei in grado di distinguere al volo l’una dall’altra?? In effetti questi termini sono spesso confusi e mescolati in modo poco chiaro. Il problema è che questa imprecisione causa spesso pasticci su come muoversi a livello di improvvisazione o composizione.

Al contrario, se sai riconoscere gli elementi distintivi che le caratterizzano, ti si apre un mondo perché diventi in grado di orientarti nella maggior parte della musica occidentale ed extraeuropea, e impari a improvvisare e comporre seguendo un sistema molto efficace che ti permette di trovare le sonorità migliori per le emozioni che vuoi trasmettere. Ti sembra poco?? Alla fine è tutto qui il gioco!

Tutto parte dagli accordi

Qualsiasi accordo (triade, quadriade…) ha una sua specifica proprietà che produce un effetto particolare all’ascolto. Esistono accordi che hanno una sonorità chiara, altri che danno una sensazione di slancio, altri ancora che creano un’impressione di chiusura/apertura.

I vari effetti associati agli accordi sono ovviamente molto personali, ma se li esaminiamo attentamente ci accorgiamo che il più delle volte le varie interpretazioni da ascoltatore ad ascoltatore sono molto simili tra loro. Ad esempio, una semplice triade minore (ad es. A-C-E) suonerà quasi a tutti più leggera, più fioca dello stesso accordo maggiore (A-C#-E).

Per l’orecchio ogni tipo di accordo ha infatti delle caratteristiche di stabilità o instabilità. Ciò che rende stabile o instabile un accordo è dato da:

  1. Le caratteristiche degli intervalli che lo compongono
  2. La collocazione dell’accordo rispetto all’accordo principale, che di solito è il primo del brano

Un accordo stabile è ad esempio una semplice triade maggiore (es. C-E-G) perché gli intervalli che lo compongono lo rendono statico. Se però questa triade è suonata dopo una triade maggiore di F (F-A-C), la triade di C risulterà leggermente carica di tensione e vorrà risolvere sul F. Detto in altre parole, una semplice triade costruita sul V grado (il C è il V grado di F maggiore) suonerà come un accordo di movimento. Si creerà così la cadenza V-I, ovvero in questo caso la triade C che deve risolvere sulla triade F.

Armonia modale: musica con pochi accordi tenuti per più battute

Nella figura 1, un unico accordo di A minore è mantenuto per tutto il brano o per una lunghezza di diverse battute. La sonorità caratteristica del Am sarà costante e il brano non avrà cambiamenti a livello di qualità armonica.

Figura 1
Figura 1

Estremizzando il concetto, un brano costruito su un unico accordo ha le caratteristiche dell’armonia modale. Se in una composizione abbiamo più accordi che si succedono, ci sarà un un susseguirsi di diverse “qualità emotive” date dalla qualità armonica di ogni accordo della sequenza.

A questo punto è importante la durata, cioè l’esposizione di ogni accordo all’orecchio. La figura 2 mostra una successione di diversi accordi, quindi una concatenazione di diverse qualità armoniche con durate diverse. Una tendenza naturale per l’orecchio è di voler sentire lo stesso accordo di partenza che ritorna anche nel finale, per poter considerare chiuso il viaggio.

Figura 2

Figura 2

La successione di accordi della figura 2 è da considerare un classico esempio di armonia modale. Se ci sono più accordi che si muovono casualmente, infatti, non si crea ancora un’armonia tipicamente tonale.

Armonia tonale: musica con accordi che cambiano secondo attrazioni e cadenze

Per armonia tonale si intende in particolare l’armonia in cui alcuni accordi hanno un movimento privilegiato, ovvero tendono a muoversi su altri accordi specifici. La figura 3 mostra l’esempio classico di armonia tonale.

Figura 3
Figura 3

L’accordo di C è il I grado detto Tonica e ha una caratteristica di riposo. L’accordo di G è il V grado detto Dominante e ha una caratteristica di tensione e il bisogno di risolvere sulla tonica. L’accordo di F è il IV grado detto Sottodominante e ha una caratteristica intermedia tra T e D.

La figura 4 riporta un altro schema illustrativo dei movimenti tipici della musica tonale.

Figura 4

Figura 4

Quindi in sintesi per armonia tonale intendiamo quell’armonia che privilegia alcune successioni di accordi rispetto ad altre e dove in assoluto la dominante, ovvero il V grado (in versione triade, quadriade o estesa e alterata), tende a risolvere sul I grado o sui gradi che rimpiazzano il I grado.

Come semplificare e praticare questo schema

Gli intervalli sono alla base dell’armonia e a questo punto bisogna sentire le caratteristiche degli accordi per capire quando ci si trova in un ambiente modale o tonale.

Usa il tuo strumento per suonare gli accordi e sentirne le varie caratteristiche. Basso, chitarra o piano vanno tutti benissimo, cerca solo di eseguire gli accordi in un registro adatto, non troppo acuto né troppo grave.

Nei secoli gli intervalli sono stati valutati in modi sempre differenti. Alcuni erano ritenuti consonanti, altri dissonanti, altri ancora proibiti… per poi essere assegnati a una diversa categoria in epoche successive!

Oggi il nostro orecchio è abituato all’ascolto di tutta la musica del passato e del presente, della musica occidentale e contemporaneamente di tante altre parti del mondo, e ci permette di valutare gli intervalli in modo più ampio e raffinato di come poteva farlo un ascoltatore medio anche solo trent’anni fa.

E dunque, quali accordi per quale armonia?

Per semplificare il quadro delle varie armonie ma senza tuttavia banalizzarne i concetti, possiamo dire che:

  1. Il sistema tonale preferisce l’uso di accordi costruiti per terze
  2. Il sistema modale preferisce l’uso di accordi costruiti per quarte
  3. Di conseguenza il sistema atonale (cioè al di fuori di tonale e modale) preferisce l’uso di accordi costruiti per seconde

La figura 5 mostra una sintesi pratica di come gli intervalli armonici sono ancora oggi considerati in base a durezza, armoniosità, stabilità ecc.

Figura 5
figura 5

La figura 6 chiarisce la sonorità dei vari intervalli e il loro uso migliore.

Figura 6
figura 6

Vediamo dunque queste tre categorie in rapporto agli accordi privilegiati e alle “atmosfere” che ciascuna di loro può creare.

Preferenza per Terze e Seste? Armonia tonale!

Terze e seste hanno caratteristiche molto simili perché sono l’una il rivolto dell’altra.

Le terze (maggiori o minori) e le seste sono catalogate in figura 6 come luminose, nel senso di consonanze in grado di dare più o meno luce/ombra alla musica. Le maggiori sono più luminose rispetto alle minori. Questi intervalli sono sempre stati associati ad emozioni e sentimenti in un certo senso contrastanti, tipo allegria, tristezza, rabbia, paura…

La figura 7 mostra le terze inserite nella scala di C. Suonandole al piano (ma anche sulla chitarra o sul basso) puoi sentire molto bene i cambi di colore tra un accordo e l’altro che portano alla tipica sonorità della musica tonale basata su contrasti, tensioni e risoluzioni.

Figura 7
figura 7

L’armonia per terze crea tensioni e risoluzioni per mezzo delle funzioni T-D-S ed è stata sempre la preferita per un ambiente di tipo tonale (o musica tonale). Gli accordi formati da sovrapposizioni di terze e seste sono i più indicati per creare nell’ascoltatore emozioni contrastanti. Un brano romantico, sentimentale, emotivo, affettuoso deve utilizzare quasi esclusivamente accordi per terze e seste.

La musica tonale (come anche la scrittura musicale) è una caratteristica della musica europea, mentre la musica di tutto il resto del mondo è modale (e prevalentemente improvvisata).

Preferenza per quarte e quinte giuste? Armonia modale!

Quarte e quinte hanno caratteristiche molto simili perché sono l’una il rivolto dell’altra.

Le quarte e quinte giuste sono catalogate in figura 6 come aperte, stabili e vigorose, ovvero consonanze non in grado di dare luce o ombra alla musica. Le armonie per quarte sono statiche, prive di tensioni o risoluzioni.

La figura 8 mostra le quarte inserite nella scala di C dove non ci sono cambi di colore tra un accordo e l’altro. Questa sequenza di accordi non genera infatti la tipica sonorità della musica tonale basata su contrasti, tensioni e risoluzioni. Interessante è anche il fatto che gli accordi che si formano non hanno un nome – es. Cmin, A7, G13(b9) – come nel sistema tonale.

Figura 8
figura 8

Si nota subito che le quarte sono quasi sempre 4 giuste, in pratica sono accordi quasi intercambiabili perché formati da intervalli sempre simili. L’unica quarta eccedente che si incontra tra F e B ha un effetto di leggera dissonanza, che nella maggior parte delle quarte giuste non crea una sensazione di contrasto come nell’armonia tonale.

Anche se l’armonia per quarte è tipica del sistema modale, va detto che per questo sistema non è sostanziale usare accordi per quarte, in quando questa si manifesta semplicemente evitando il rapporto tonica/dominante all’interno di una scala.

L’armonia modale considera equivalenti gli accordi ottenuti sovrapponendo intervalli di quarta, quindi in questo tipo di armonia non è importante sapere che numero romano ha l’accordo per quarte in rapporto alla nota fondamentale del brano. L’armonia per quarte è essenzialmente statica ed è preferita quindi per l’ambiente di tipo modale (o musica modale). Le tensioni sono create:

  1. usando quarte cromatiche che risolvono su quelle diatoniche
  2. per mezzo di ritmiche, dinamiche (accenti) o scontrando le voicing con le frasi del solista (diatonico l’uno e cromatico l’altro).

Il tritono, dissonanza tipica nell’ambiente tonale per terze, nell’ambiente per quarte crea una dissonanza di poco conto.

Preferenza per seconde e settime? Armonia atonale!

Seconde e settime hanno caratteristiche molto simili perché sono l’una il rivolto dell’altra.

Seconde e settime sono catalogate in figura 6 come aperte, instabili, tensive, stridenti, ovvero dissonanze che non possono dare luce e ombra (armonia tonale), ma neanche stabilità o fermezza (armonia modale) alla musica. Le armonie per seconde sono costantemente dissonanti e portano a distruggere la minima impressione di tonalità o modalità.

La figura 9 mostra le seconde inserite nella scala di C dove non solo non ci sono cambi di colore tra un accordo e l’altro, ma addirittura si perde completamente il senso della scala che genera tutti gli accordi. Anche qui gli accordi che si formano non hanno un nome come nel sistema tonale.

Figura 9
figura 9

L’armonia per seconde è costantemente carica di tensione ed è preferita per un ambiente atonale privo di chiarezza rispetto al tono principale, oltre che slegato dal concetto di maggiore o minore.

In sintesi, quali musiche per quali armonie?

Per orientarsi nella musica di qualsiasi periodo o origine geografica, si possono quindi considerare questi tre macro “contenitori”:

  1. La musica tonale è tipica della cultura occidentale, anche se oramai è diffusa in tutto il mondo ed è prevalentemente formata da armonie per terze e seste.
  2. La musica modale è tipica delle culture extraeuropee (indiana, araba, cinese, africana….), ma dall’inizio del XX secolo è stata introdotta anche nella musica occidentale e utilizza accordi prevalentemente formati da armonie per quarte o quinte.
  3. La musica atonale è tipica della cultura occidentale e si presenta come un’evoluzione della musica tonale, utilizzando soprattutto armonie per seconde o settime per confondere sempre più le sonorità tonali.

L’articolo è sicuramente complesso, ma se lo leggi 2-3 volte ti assicuro che lo schema delle armonie ti risulterà molto chiaro, fin quasi semplice nella sua esposizione. Soprattutto come una vera bussola ti dà i punti fermi e alcuni concetti fondamentali per orientarti agilmente in tutti i generi della musica attuale e futura.

Naturalmente il passaggio successivo è quello di usare questo schema per creare delle tue improvvisazioni, prima di tutto per verificare con l’orecchio i vari effetti associati ai vari tipi di armonie. Come?? Forse  scriverò un altro articolo, ma certamente la cosa migliore è che ti tieni in contatto con il BassLab (scrivi a info@basslab.it) per essere aggiornato sulle date della nuova edizione del Laboratorio. Per quanto questi articoli siano densi di contenuto, infatti, non possono certamente eguagliare il lavoro pratico svolto nel gruppo.

Buon ascolto con mente aperta!!

tiziano

10 pensieri su “Dal laboratorio di improvvisazione, una bussola per orientarsi nel mondo dell’ARMONIA

  1. seguo il vostro corso con molto interesse, anche se ho poco tempo, lo trovo molto interessante, molto accessibile perchè fatto bene. vorrei sapere se il libretto che ho scaricato è completo appure bisogna comprare a parte i metodi colpleti di DVD. aspetto una risposta e dei consigli per avere tutto il corso completo per non fare confusione ed attingere un po qua, un po la fammi sapere. ciao.

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    • Ciao Filippo
      immagino ti riferisci ai 5 passi scaricato dal sito del Basslab, giusto? Il libretto è corredato di 22 basi audio che dovresti aver scaricato assieme al pdf. C’è da divertirsi se lo vuoi fare bene, ma naturalmente questo è il livello iniziale. Finito quello passi al Bassista Contemporaneo volume 1 (e poi il volume 2). Se segui questo ordine non fai nessuna confusione, anzi proprio il contrario, ti formi un’idea molto precisa e molto pratica di come si suona il basso elettrico!

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  2. Buongiorno Tiziano,
    gli accordi:III – VI fanno parte del gruppo Tonica
    II gruppo Sottodominante
    VII gruppo Dominante

    e vengono collocati nei rispettivi gruppi insieme agli accordi I IV V . Quindi come per qualsiasi accordo, come hai scritto, hanno “una specifica proprietà che produce un effetto particolare all’ascolto”? O c’è qualche altra spiegazione del rapporto che hanno gli accordi appartenenti allo stesso gruppo?

    grazie sempre
    francesco

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